È una delle tre frazioni del comune di Perdifumo, paese situato al nord del Cilento che confina con Castellabate, Laureana Cilento, Lustra, Montecorice, Serramezzana e Sessa Cilento.
Il piccolo borgo sorge a circa 550 metri sul livello del mare, è abitato da appena 200 persone e si estende su un’importante crocevia ai bordi della provinciale che costeggia il Monte Stella fino alla salita del Carmine dove si trova il convento e la parte più antica del borgo.
Probabilmente il nome deriva dall’antico mercato che aveva luogo in questa zona di passaggio.
Gli hotel e i ristoranti sono aperti tutto l’anno per accogliere i turisti che desiderano vivere qualche giorno in un luogo tranquillo degustando piatti tipici, come la pasta fatta a mano, vino, salumi e formaggi locali.
Il Ventimiglia crede che l'odierno abitato di Mercato sia sorto dove era prima la chiesa di S. Maria di Cilento, poi detta Santa Maria dei Martiri, a ricordo, secondo la leggenda, del martirio in quel luogo di alcuni cristiani; è in dubbio se la chiesa fosse la stessa o se fosse stata ricostruita con convento attiguo.
Nel sito dove si svolgeva il settimanale mercato di Cilento (forum sabati) dai documenti angioini, pare che nel 1472 fossero stati costruiti la chiesa e il cenobio di S. Maria dei Martiri dal carmelitano Giovanni de Signo. Da un istrumento del 1478, segnalato dal Senatore, pare invece che gli edifici fossero stati costruiti da Angelo Sambato, sacerdote titolare della chiesa di S. Maria dell'Eremita di S. Mango. Nel 1444 questo sacerdote avrebbe chiesto al vescovo di Capaccio di concedergli di ritirarsi a vita eremitica sulla vetta del monte Stella, dove era la chiesa di S. Maria, «antiquis temporibus sancti marchi». Il vescovo del tempo, Masello Mirto, acconsentì alla richiesta, corredata dal consenso dell'arciprete di Cilento Giorgio Cardona, con bolla del 4 dicembre 1444. Diffusasi nei dintorni la fama del santo eremita, vi fu un accorrere di fedeli al santuario sulla vetta, anche perché il cardinale Colonna (15 maggio 1447) emise una bolla con la quale concesse larghe indulgenze ai visitatori.
La chiesa di S. Maria dei Martiri, consacrata dal vescovo di Capaccio (a. 1477), venne poi affidata (bolla di Paolo V del 4 marzo 1477) ai carmelitani, per l'attività del religioso Paolo de Signo. Il convento «sito su una vaghissima collina è uno dei più belli conventi per l'amenità del luogo come per la magnificenza dell'edificio e copia delle rendite con le quali mantiene studio e clausura dei chierici professi».
È notizia che alcuni banditi nel 1662 si introdussero nel convento trafugandone oggetti e suppellettili. Dopo il 1799 i carmelitani non riuscirono a riprendere un'efficace cura della cappella della Stella, poi abbandonata quando il convento fu soppresso in età francese con decreto reale del 1807.
L'abitato, che si era ingrandito dopo l'avocazione al fisco della baronia, fu poi venduto, con Rocca, Rutino e S. Lorenzo (1 maggio 1555), al magnifico Giovanni Gomez, presidente della Camera della Sommaria. Alla morte di costui (a. 1566) i feudi passarono al figlio Gaspare, da cui a Michele Giovanni. Nel 1567 l'abitato era in possesso di Paolo Bozzuto e poi di altri, finché non fu acquistato dal marchese Granito.
Il Mazziotti attribuisce la scomparsa degli abitanti del villaggio di S. Maria dei Martiri alla peste del 1656, ipotesi già avanzata dal Ventimiglia. Il Mazziotti cita un'istanza di alcune università del territorio (a. 1793), dove è cenno del «mercato senza altre abitazioni».
Nessuna notizia nei censimenti, da quello del 1489 ai successivi del '600.
LATITUDINE: 40.27106939999999
LONGITUDINE: 15.042605900000012
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